TERAMO – "La situazione del servizio idrico integrato, in Abruzzo, è al collasso, con debiti dei soggetti gestori per oltre 300 milioni di euro". Il presidente della Regione, Gianni Chiodi, avvia l’ "operazione responsabilità" sull’acqua e lancia un drastico appello ai Comuni, che, tra l’altro, potrebbero "rischiare il default". "La Regione – dice il governatore – non può utilizzare i suoi poteri sostitutivi, perché non è socio delle aziende, e solo le amministrazioni locali possono agire per chiedere verifiche contabili e rispetto dei parametri economici e di qualità del servizio. Occorre ridurre le spese, far pagare i morosi o gli abusivi, gestire al meglio il personale, abbattere i costi unitari per acquisti e lavori, gestire nel modo più opportuno le aziende in un’ottica economica, prevedendo la figura di un manager". "Azioni ineludibili" secondo Chiodi, se i Comuni "non vogliono rinunciare alla gestione pubblica del servizio idrico. Tutti quelli che tengono alla gestione pubblica, da Rifondazione Comunista a La Destra – sottolinea – dovrebbero fare il possibile per sostenere questo percorso" .Nel corso della conferenza, cui hanno partecipato anche l’assessore al Servizio idrico integrato, Angelo Di Paolo, e il commissario unico degli Ato abruzzesi, Pierluigi Caputi, Chiodi ha spiegato che "gli investimenti sono bloccati perché le società non stanno portando avanti gli accordi quadro con il governo e i costi di gestione hanno raggiunto picchi elevatissimi con assunzioni di personale amministrativo fuori da ogni logica gestionale e di mercato". Il governatore ha illustrato anche i numeri dei debiti: "l’ Aca chiuderà il 2012 con un passivo di 105 milioni – ha evidenziato – la Ruzzo Reti è sotto di 95 milioni, il Cam, che peraltro non ancora approva il proprio bilancio preventivo, rischia un indebitamento per il 2012 di 62 milioni, mentre quello della Sasi potrebbe toccare quota 42 milioni. Tutto ciò mette a rischio la continuità del servizio". Le conseguenze di una tale situazione avranno effetti soprattutto sul settore depurazione, per cui la Regione ha messo a disposizione circa 70 milioni di euro dei fondi Fas. "Il progetto di disinquinamento del fiume Pescara – ha sottolineato Chiodi – è bloccato per i debiti dell’Aca, stessa cosa per il depuratore di Pescara con il reale pericolo che la città più grande d’Abruzzo rimanga senza depurazione. Nella Marsica esistono le opere ma non sono funzionanti". L’appello di Chiodi ai Comuni arriva a poco più di un mese dal 31 dicembre, quando dovranno essere pubblicate le relazioni sulla permanenza dei requisiti per l’affidamento del servizio in house, "passaggio delicatissimo perché rischia di saltare il sistema, in quanto la legge nazionale prevede che per affidare in house il servizio le Spa dovranno dimostrare di essersi sottoposte a ‘controllo analogo’, di adeguarsi agli indirizzi di Ato e commissario unico regionale e soprattutto di avere il requisito di affidabilità dal punto di vista finanziario e economico". Sottolineando che "siamo i primi a voler difendere la gestione pubblica dell’acqua", Chiodi e Di Paolo hanno evidenziato che "rimanendo nella situazione attuale e senza un intervento immediato delle amministrazioni si va verso l’ ingovernabilità del sistema idrico, con il reale pericolo della fine del regime pubblico". Affermando che "se la situazione fosse analoga a quella della sanità la questione sarebbe già stata risolta", il presidente ha ricordato che "i Comuni hanno poteri, perché sono i principali soci delle società, conferendo capitali propri che poi sono soldi pubblici. Insistiamo su questo punto perché abbiamo la netta sensazione che le amministrazioni comunali non abbiano capito quanto sta avvenendo. Da loro – ha concluso – dipenderà il futuro dell’acqua in Abruzzo".
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